Importanti risvolti nell’operazione “Dirty Beauty” delle guardie zoofile dell’OIPA contro il reato di taglio di coda e orecchie nei cani 

L’operazione “Dirty Beauty” condotta dalle guardie zoofile dell’OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) ha portato a giudizio altre sei persone per aver tagliato le orecchie ai propri cani senza un’adeguata giustificazione che ne dimostrasse il fine curativo. Avevano infatti esibito certificati medici veterinari, rilasciati in Serbia e in Italia, che si sono rivelati falsi. Gli accertamenti sono stati effettuati anche grazie alla collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica di Serbia in Italia. Al termine delle indagini, la Procura della Repubblica di Roma ha chiesto per i proprietari il rinvio a giudizio.

L’operazione è stata lanciata nel 2016 dall’OIPA per contrastare la pratica illegale della mutilazione delle orecchie e della coda nei cani per motivi estetici, purtroppo ancora diffusa ma vietata dalla Convenzione Europea per la Protezione degli Animali da Compagnia di Strasburgo del 13 novembre 1987, ratificata dall’Italia con la Legge n. 201 del 2010. In Italia è punita dall’articolo 544 ter del Codice Penale, che prevede fino a 18 mesi di reclusione o una multa fino a 30.000 euro. Lo scorso anno il proprietario di un dobermann, denunciato dalle guardie zoofile dell’OIPA di Roma, ha patteggiato una pena detentiva di 2 mesi e 21 giorni per avergli tagliato coda e orecchie.

Le prime due udienze dei due procedimenti penali che coinvolgono i sei indagati, durante le quali l’OIPA si è costituita parte civile, si sono svolte presso la seconda sezione penale del Tribunale Ordinario di Roma.

Le indagini delle guardie zoofile OIPA proseguiranno, i cittadini sono quindi invitati a segnalare casi di mutilazioni ai recapiti pubblicati sul sito www.guardiezoofile.info