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LE GEZ OIPA CHIEDONO UN TAVOLO DI COORDINAMENTO PER ARGINARE IL FENOMENO DEGLI AVVELENAMENTI SUL TERRITORIO

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Le guardie zoofile OIPA di Verona e provincia hanno ufficialmente chiesto al Prefetto della città di avviare un tavolo di coordinamento e intervento per gestire in maniera adeguata l’allarme per gli avvelenamenti che negli ultimi mesi hanno interessato diversi comuni della provincia veronese. Nello specifico si chiede che medici veterinari, Asl, Forze dell’ordine, autorità comunali e guardie zoofile lavorino insieme per arginare questo odioso fenomeno.

Sono numerosi infatti i casi di ritrovamento di  animali, sia cani che gatti, morti dopo aver ingerito bocconi avvelenati. Ad esempio a Sommacampagna (VR), è un intero quartiere a vivere nel terrore e a  non lasciare più uscire di casa i gatti dopo la lunga serie di episodi di avvelenamento che hanno colpito i felini domestici abituati a girovagare nella zona. L’ultimo risale al 3 aprile e il micio, Figaro, si è fortunatamente salvato seppur con problemi al fegato.

Anche a Santa Lucia ad essere presi di mira sono stati i gatti che vivevano liberi, ma accuditi, negli spazi verdi  di un gruppi di condomini. Sull’erba sono state infatti distribuite esche mischiate con pesticidi o veleno per lumache, con il rischio di colpire anche i bambini che giocano nei medesimi spazi, e gli animali sono stati trovati in preda a convulsioni e ipotermia.

Inoltre, come raccontano le cronache, anche a Villafranca, Caprino e Bussolengo le vittime degli avvelenatori sono invece i cani da caccia. L’uccisione dei segugi con il veleno per arrecare un danno ad altri cacciatori non è un fenomeno nuovo nella fascia pedemontana del veronese, tuttavia negli ultimi mesi, pur facendo riferimento solo agli episodi denunciati, si è intensificato. Alcuni esemplari di segugi morti dopo l’ingestione di carne di bovino mischiata a veleno per lumache gettata direttamente nei serragli, altri stroncati durante le battute di caccia da bocconi intrisi di stricnina: la lista di episodi dove i quattrozampe sono deceduti dopo una terribile agonia sé molto lunga ed episodi di questo tipo non devono più essere tollerati.

Laddove sono intervenute le guardie zoofile OIPA, come verrà  ribadito anche durante il tavolo di coordinamento,  hanno chiesto ufficialmente al sindaco del comune interessato di applicare quanto stabilito dalla circolare del febbraio 2012 del Ministero della Salute che, in episodi di questo genere, prevede tra l’altro:

Art. 1 comma 1 Ai fini della tutela della salute pubblica, della salvaguardia e dell'incolumita' delle persone, degli animali e dell'ambiente e' vietato a chiunque utilizzare in modo improprio, preparare, miscelare e abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze tossiche o nocive, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente; e' vietato, altresì, la detenzione, l'utilizzo e l'abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni al soggetto che lo ingerisce.

Art. 2 comma 1 Il medico veterinario che, sulla base di una sintomatologia conclamata, emette diagnosi di sospetto avvelenamento di un esemplare di specie animale domestica o selvatica, ne da' immediata comunicazione al sindaco e al Servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale territorialmente competente.

Art 4 comma 1 Il sindaco, a seguito delle segnalazioni di cui all'articolo 2, comma 1 da' immediate disposizioni per l'apertura di un'indagine da effettuare in collaborazione con le altre Autorità competenti.
Comma 2 Il sindaco, entro 48 ore dall'accertamento della violazione dell' articolo 1, provvede ad individuare le modalità di bonifica del luogo interessato dall'avvelenamento nonché a segnalare con apposita cartellonistica e a intensificare i controlli da parte delle Autorità preposte.

“L’avvelenamento di animali è un atto vile verso i più deboli. Occorre dire senza mezzi termini che chi compie queste azioni è un criminale e come tale viene punito dalla legge, ricordando anche che per questi reati è prevista tra l’altro la reclusione – sottolinea Massimiliano D’Errico, Coordinatore Provinciale delle Guardie Zoofile OIPA - Le motivazioni che portano a tali gesti sono le più disparate: il fastidio della presenza di gatti o/e cani, il voler liberare dai randagi alcuni territori previsti per altri usi, le ritorsioni personali. Da non sottovalutare inoltre la particolare psicologia di alcuni soggetti che vivono con soddisfazione  la possibilità di decidere sulla vita o  la morte di altri esseri viventi”.




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