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ROBIN, CANE RANDAGIO, COLLASSA DURANTE UN INTERVENTO DI ACCALAPPIAMENTO: I TESTIMONI SPORGONO DENUNCIA. DECISIVO L’INTERVENTO DELLE GUARDIE OIPA NELL’ACCERTARE IL REATO DI MALTRATTAMENTO E OMISSIONE DI SOCCORSO

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31/3/15

31 marzo 2015, ore 10.15 del mattino. Siamo in via G. Rizzo, nel centro storico di Rossano, in provincia di Cosenza. Attorno a un cane riverso a terra, apparentemente morto, ci sono due donne che tentano di rianimarlo. Dopo aver ricevuto una getto d’acqua sul volto, il cane si alza e, barcollando, si dilegua.
Costretto con due cappi al collo e trascinato per diversi metri fino alla parte opposta della strada, il cane, di nome Robin, dopo essersi dimenato con forza, dando segni evidenti di difficoltà respiratorie, è stato liberato qualche minuto prima solo dietro l’insistenza di una signora intervenuta in suo soccorso, allarmata dai suoi strazianti guaiti. Ad accalappiarlo, due dipendenti della Cooperativa Argano di Villapiana (CS), incaricata per le catture dei randagi, accompagnati da un’agente della Polizia Locale. Incuranti del cane, accasciatosi a terra subito dopo l’allentamento del cappio, privo di sensi e sanguinante dalla bocca, i due operatori e l’agente di Polizia municipale si allontanano, come se nulla fosse accaduto.

Di fronte uno scenario del genere, una domanda sorge spontanea: dov’era il veterinario ASP di turno quando il cane ha perso i sensi? Perché non era presente durante l’intervento di cattura, così come prevede la legge? E perché l’agente di Polizia Locale, così come i dipendenti della cooperativa, non l’hanno allertato?

Inoltre, durante la cattura il cane ha mostrato evidenti segni di sofferenza per il metodo brutale e forzatamente coercitivo impiegato. Perché gli operatori non si sono fermati prima di mettere a rischio la vita stessa dell’animale?  E soprattutto, a che pro la presenza dell’agente di Polizia Locale, il cui fine era vigilare che il recupero del cane avvenisse a tutela dello stesso e dell’incolumità pubblica?  

Le indagini tuttora in corso, avviate in seguito alla denuncia sporta da alcune persone testimoni di questo grave episodio di maltrattamento e omissione di soccorso, dovrebbero dare un riscontro a questi interrogativi, cui al momento nessuno degli enti istituzionali preposti, Comune, ASP e Polizia Locale, informati dell’intervento di cattura in programma per la mattina del 31 marzo 2015, ha saputo rispondere.
Fondamentale nel percorso di accertamento e denuncia dei fatti accaduti è stato l’intervento del Nucleo di Guardie eco zoofile OIPA di Cosenza, accorse sul posto fin dal primo giorno dell’accaduto. 
A disposizione dei Carabinieri per la collaborazione nelle indagini, le guardie OIPA sono impegnate in sopralluoghi allo scopo di ritrovare Robin, il piccolo randagio noto ai cittadini del Rione II Acqua di Vale, dove era solito sostare insieme alla madre, una maremmana, sterilizzata non a spese del Comune, come vorrebbe la legge, ma dalla persona che li accudisce.
Terrorizzato dalla brutalità del trattamento ricevuto e avvistato in zona da alcuni cittadini che lo segnalano riportante tosse e problemi respiratori, Robin fugge alla vista di qualsiasi persona.




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